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Addio mio bel Carrara

anonyme


Testo di anonimo (forse Egidio Giovanardi). Sull’aria “La Sofferenza del carcerato” (= “In questa oscura cella”).


Addio mio bel Carrara
ponte della Bugia
addio Adelina mia
non ti vedrò mai più
rinchiuso son quaggiù.
 
Bagnate son le mura
di questa fredda cella
la brocca e la scodella
la metto un po’ più in là
mi vien da lacrimar.
 
Siamo coatti e baldi
per l’isola partiamo
ma non ci vergogniamo
perchè il nostro soffrir
è sacro all’avvenir.
 
A viso aperto e dritti
al popolo insegnammo
di ribellar pugnammo,
noi siamo i malfattor
contro ogni oppressor.
 
Straziate o vili e sbirri
le carni e i corpi nostri
ma sotto i colpi vostri
il cuor non cederà
l’anarchia non morrà :
 
è la sublime idea
che il nostro cuor sorregge
sfida all’infame legge
che ai cari ci strappò
e poi ci incatenò.
 
O borghesia crudele
tu non ci fai paura :
la società futura
redimer saprà il ver
scacciando ogni pensier.
 
Vedremo l’alba immensa
delle speranze umane.
Lottiamo per il pane
e per la libertà
contro ogni autorità.
 
Vi giunga o plebe ignara
da questa fossa infame
del freddo e dalla fame
sdegnoso incitator
quest’inno del dolor.
 
Tutte le notti sogno
di essere scarcerato
sogno bugiardo e ingrato :
rinchiuso son quaggiù
non ti vedrò mai più.
 
Addio mia bella Italia
di ladri e sbirri ostello
di spie e di bordello,
stretti alla nostra fè
oggi partiam da te.
 
Ma un dì ritorneremo
più forti ed implicati,
finchè rivendicati
siano i diritti ognor
di noi lavorator.

Catanuto, Santo ; Schirone, Franco. Il Canto anarchico in Italia nell’Ottocento et nel Novecento (2009), p. 121 (& mus.)