Se ad ascoltarmi state, o mie persone,d’un’evasione audace ora vi canto,che avenne dalle più forte prigionee che stupore n’ha destato tanto.Scarselli Oscar, Parenti e Urbani ancordi questa ardita fuga furon gli esecutor.Per furti ed omicidi già imputatiaspettavano il giorno del processodagli altri detenuti segregati,soltanto fra di lor facean congressoe piano piano con grande sicurtàcombinarono il modo pe’ uscire in libertà.Con i lenzuoli dei loro lettinila fecero una fune attorcigliata,in cima ci legaron degli uncinie segano le sbarre all’inferriata.E quando tutto è pronto per scapparnei letti tre fantocci vanno ad accomodar.Quando la notte buia è già calatae resa dalla nebbia più profondapassan dalla finestra spalancatae saltan sul cammino della rondapoi sopra al muro riescono a arrampicarquindici metri in lato si vengono a trovar.Allor la corda ch’è già preparataadattan sopra il muro della cinta :ad uno ad uno inizian la calatapoi un breve salto e la partita è vinta.E lestamente si dettero a fuggircercando che nessuno li potesse scoprir.Or da più gironi la giustizia è in motoper rintracciare questi fuggitivie spera di non lavorare a vuotoe dipoterli avere morti o vivi.E se li prende, questa volta davverpasseranno in prigione tutta la vita inter.
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La Banda dello zoppo
Righi, A.
Testo di A. Righi (racconto rimato sull’evasione) (1924). Sul’aria del “Caserio”.
Catanuto, Santo ; Schirone, Franco. Il Canto anarchico in Italia nell’Ottocento et nel Novecento (2009), p. 214 (& mus.)