Nella cella del numero novelì fu posto il soldato Masetti,ben serrato tra toppe e paletti,ed angoscioso si mise a pensar.“Fermi, fermi” el dice il guardiano- e ci ha in testa una larga ferita -« tu sarai messo in una cella imbottitama se continui a straziarti così.Ma dimmi, dimmi che cosa facesti,perché attenti a spaccarti il cervello ?”“Io ho sparato sul mio colonnello,non s se vive o se morirà.Buon guardiano, ti prego, ti prego,quando è l’ora e tu lasci il servizio,ma deh, consolami col tuo sagrifizioed impostami un biglietto così :ma gli è sopra gli è scritto un perdonoa mia madre, a mia moglie, ai miei figli ;madre, riabbraccia e ancora mio padre,lor non son più padroni di me.Io potessi morire all’istante,se la morte a me mi fosse concessa ;non vorrei trovarmi al processoe condannato alla fucilazion”.
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Il Soldato Masetti
anonyme
Testo di anonimo (1911).
Catanuto, Santo ; Schirone, Franco. Il Canto anarchico in Italia nell’Ottocento et nel Novecento (2009), p. 183
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