Ci carpiscono ai ginocchidelle madri affettuoseci rivoltano negl’occhiuna benda di viltà.E poi ci armano la manoche non seppe mai ferirci ubbriacano e lontanopoi ci spingono a pugnar.Cade ognun per lo stendardoche la Patria all’aria dàse vedesse il nostro sguardotremerebbe di pietà.Ma la mischia fratricidaè più atroce nelle piazzeove il popolo con gridachiede pane e libertà.Son pezzenti scamiciatisono i nostri genitoriche sfruttati ed affamatison costretti a scioperar.I vigliacchi gallonatici costringono a spararson da noi assassinatiquei che avremmo a vendicar.Siamo ciechi paladinidi color che ci fan servisiamo schiavi ed assassinipel dominio dei signor.Siamo poveri e incoscientistrumentacci di conquistasiamo sciabole viventinelle man dell’oppressor.Su soldati alla rivolta !Il Dover deve cascarammazziamo questa voltachi c’ingiunge d’ammazzar !Abbiam noi la forza in manoper poterci liberarvinceremo se vogliamole nostr’armi bene oprar.E strappandoci la bendache ci fece vili e schiavila plebea lama tremendaimpugnare noi saprem !Su avanti o miei fratellisu venite via con mecoi moschetti e coi martellicadon l’are cadono i re !
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Inno dei soldati
anonyme
Testo di anonimo (1904). Su aria de “L’Inno dei lavoratori”.
Paru aussi dans Settimelli, Leoncarlo (ed.) ; Falavolti, Laura (ed.). — Canti anarchici : [da «Addio Lugano» alla «Ballata del Pinelli»]. — Terza edizione. — Roma [Italia] : Savelli, 1975 (p. 28).
Catanuto, Santo ; Schirone, Franco. Il Canto anarchico in Italia nell’Ottocento et nel Novecento (2009), p. 163 (& mus.)