Accueil > Chansons > L’Inno nazionale pel XX settembre

L’Inno nazionale pel XX settembre

anonyme . Gori, Pietro


Testo firma “Goliardo” (1895). Musica non conosciuta (sull’aria del “Và Pensiero”, dal Nabucco di Giuseppe Verdi ?).


Salve Roma ! Da tutta la terra
Giunga il plauso alla tua borghesia ;
Essa in Africa move alla guerra
Per recar civiltade ed amor.
Ed intanto, magnanima, obblìa
Che i suoi figli emigrando pel mondo
Van cercando lavoro infecondo
Per un pane che costa sudor.
Salve ! Gridan le cento città
L’agro incolto in eterno starà !
Il lavoro in Italia dà dritto
A mangiar, senza sale, poco grano ;
È la cena col pranzo in conflitto
Per chi suda e produce tesor ;
La risaia sul suol di Milano
Miete vittime e i miseri doma,
E se abbiam la malaria di Roma,
Di pellagra in Polesin si muor.
 
Salve ! Gridan le cento città,
Qui miseria in eterno si avrà !
Alla Camera intanto il sublime
Duce guida una schiera possente
All’assalto di banche, e le opime
Spoglie dona agli amici del cuor.
Per sé tiene un buon conto corrente
Col banchier non per anco in galera,
La cambiale per esso è miniera
Di milion che non costan sudor.
Bravo ! Gridan le cento città,
Deplorato in eterno sarà !
Salve Italia ! Da Trapani a Trento
Il governo spolparti vagheggia :
Se puoi dieci egli chiede per cento,
Le proteste non hanno valor.
 
Un sol uom ogni terra passeggia
Da sovrano e si chiama esattore,
Tutto il resto, la patria, l’onore
Son fole inventate da lor.
Paghiam ! Gridan le cento città,
L’esattore in eterno starà.
Salve, o Stato borghese, ci désti
la Giustizia uso Banca Romana,
La Moral dei cambiari protesti,
E dell’Ordin tutori i Santor.
La tua Pace è la guerra Africana,
Ed i frutti di Liberi patti,
Son prigion, domicili coatti,
Per chi pane non trova e lavor.
Perdio ! Gridan le cento città
Fino a quando così durerà ?

Informazioni :


Appare sul giornale XX settembre : pubblicazione comunista-anarchica, numero unico (20 sett. 1895).