Vita più miseraVita men gaiaNo, no, non trovasiDell’operaia.Pieni di triboliIrti d’affanniInsopportabilipassano gli anniDalla canicolaSotto l’ardoreI campi mietereAl buon signore.A furia fendereDi sudor molleCol grave vomereLe dure zolle.Dalle voragininel suol scavateIn fondo ai vorticiDell’onde irateTesori strappansiGemme e milioniPer gl’insaziabiliNostri padroni.E sull’incudinePiegar la schiena,Slombarsi al manticeAffannar lena.E sino il fegatoSopra un banchettoGuastarsi, ah misero !Rompersi il petto.Eppure i tenerimiei pargolettiIl pane accattanoDa fame astretti.E sui giallognoliVisi sparutiI segni portano,Segni temuti.Degl’implacabiliTanti tormentiCh’ognora affamanoI lor parenti.E del tirannicoGiogo opprimenteLa vil spregevoleTurba paziente.Vita più miseraVita men gaiaNo, no, non trovasiDell’operaia.
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Il Canto dell’operaia
anonyme . Romagnolo
Testo firma “Romagnolo”. Musica non conosciuta.
Catanuto, Santo ; Schirone, Franco. Il Canto anarchico in Italia nell’Ottocento et nel Novecento (2009), p. 58
Pubbl. in La Rivendicazione, a. VI, nº 4 (Forlì, 24 gennaio 1891). [1]