Avete visto il poverelloin qualche cantocencioso e scalzo a stendervi il cappelloe in un suon di piantochiedervi un pane per i santi,quel pane che ora manca a tanti ?Se lo avete visto io vi voglio direè tempo che finisca di soffrirecon lui ci armerem senza viltàchiedendo al ricco pane e libertà.Avete mai sentito l’artigianoda mane a serabatter la porta del padron villanoe con preghierachieder respinto un poco di lavoroe s’ che l’opra sua lo impingua d’oro ?Se lo avete udito io vi voglio direche il perfido padron s’avrà a pentireallora che psiegheremo senza viltàbandiera rossa gridando liberà.E il contadin di tute le contradelo avete vistolanguir per fame su le raccolte biade ?E al sere tristole riciole di quello che raccogliechiedere, per isfamarsi colla moglie ?Se lo avete visto io vi voglio direche si deve con lui vincere o morireallora che insorgeremo senza viltàper acquistarci pane e libertà.C’è stato il Nazzareno un giorno ancorache predicavadell’uguaglianza prossima l’aurora,ed insegnavache i grandi vivono dei nostri sudoriche son dei beni comuni usurpatori.Ed essi perchè questo egli ebbe a direbarbaramente il fecero morirema ora chi soccombere dovràsaran quei che ci negan libertà.
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Canzone che recita Giovanni Passannante
Passannante, Giovanni
Testo attributo a Giovanni Passannante (1879). Musica non conosciusta.
Catanuto, Santo ; Schirone, Franco. Il Canto anarchico in Italia nell’Ottocento et nel Novecento (2009), p. 37-38