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Il Canto della camicia

Hood, Thomas

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Testo di Thomas Hood (1843) ; traduz. di Vittorio Richter.


Di cenci una donna vestita
Con occhi infiammati, le dita
Sciupava tra gli aghi e i gomitoli
Affranta dal lungo lavor.
Cuciva Cuciva Cuciva
Tra il lezzo e la fame, e le usciva
Il canto con nota di lugubre
Affanno, d’intenso dolor.
 
Lavora lavora lavora
Dal canto del gallo, a quell’ora
Che scorgi pei vani del lurido
Soffitto le stelle brillar !
Oh meglio essere nata una schiava
Se Cristo a cucir mi dannava !
Le schiva del turchi uno spirito
Non hanno com’io da salvar.
 
Lavora lavora lavora
Finchè il tuo cervello dolora
E a l’occhio offuscato una nebbia
Di piombo comincia a calar…
E pieghe ed orlato e costura,
Costura con pieghe e orlatura,
Son giunta al bottoni e cucendoli
Mi sembra dormire e sognar.
 
Voi, tutti, che avete gradita
Sorella o compagna, è la vita
Che voi consumate di povere
Fanciulla, non tela o lavor…
E cuci e poi cuci e ricuci,
Con fame il tuo refe conduci
A tesser camicia e sudario,
D’un misero di tra l’orror.
 
Parlare di morte a che giova ?
L’orribile scheletro a prova
Ponete, se a me rassomiglia :
Non sento a vederlo terror
La fame mi ha dato sembiante
Di scheletro !… O Dio, perchè tante
Fatiche i tuoi pani ci costano,
Se l’uomo non ha poi valor ?
 
Lavora lavora lavora !
Di tregua non giunge mai l’ora ;
Salario m’è un letto di paglia,
Dei cenci, e per solo mangiar
Un pane ; ho una seggiola, un desco
E un triste ricetto : riesco
Talora con l’ombra la gelida
E nuda parete adornar.
 
Lavora lavora lavora,
Da un battere all’altro dell’ora,
Si come forzato che piegasi
Sul remo i delitti a scontar.
orlato impuntura e costura,
Costura con orlo e impuntura,
Finchè, vinto il core d’angoscia.
Non segue la mano ad oprar.
 
Lavora lavora lavora,
Del verno alla gelida aurora,
E quando sorride la splendida
Stagione del canti e dei fior,
E allegre le rondini a schiera
M’invitano a te, primavera,
D’un raggio di sole sui lucidi
Lor vanni frangendo il baglio.
 
Potessi raccoglier violo
Fragranti e pervinche, col sole
Sul capo, con l’erbe freschissime
Adorne di fiori al mio piè,
Un’ora soltanto… e sentire
Le gioie d’un tempo, gioire
Siccome nei dì che l’orribile
Bisogna era lunge da me !
 
Un’ora vi chiede, soltanto
Che possa il mio spirito affranto
Al lungo lavoro dar tregua
E il bacio dell’aura sentir…,
Per me non v’ha speme nè amore,
La vita è un perenne dolore ;
Ne piangere io posso : le lagrime
Incagliamo il filo e il cucir.
 
Di cenci una donna vestita
Sciupava le stanche sue dita
Con l’ago e col refe ; aveva gonfie
Pupille dal lungo fissar,
Cuciva cuciva cuciva
Tra il lezzo e la fame, e le usciva
Col gemito il canto : oh se l’anima
Dei ricchi potesse toccar !

https://en.wikipedia.org/wiki/The_Song_of_the_Shirt
https://en.wikisource.org/wiki/The_Song_of_the_Shirt


Voir aussi : L’Adunata dei refrattari, nell’anno 22, n. 39 (25 settembre 1943)